Test Drive: Ferrari Roma Spider

Dopo la disamina sulla 296 GTS, passiamo alla Roma Spider.



La Ferrari Roma si presenta subito con la sua raffinatezza eccellente, figlia di uno stile armonioso derivato da una pulizia delle linee ai confini del minimalismo assoluto. Non sono infatti nettamente visibili prese d'aria o componenti aerodinamici, vi sono solo lo spoiler posteriore attivo e la griglia anteriore fatta a microfori nascosta sotto il muso a “squalo”. 




Al posteriore i  tipici fanali tondi di casa Ferrari sono rimpiazzati da quattro gemme in cui si illumina solo un tratteggio, accentuando così ancora di più il minimalismo. In pratica il disegno di questa GT 2+2 a motore anteriore cerca di rifarsi alle GT Ferrari anni '50 ed anni '60, incarnando la filosofia della "dolce vita", risaltata ancora di più su questo esemplare nero purosangue (colore che cambia sfumatura a seconda della temperatura della luce ambientale) con capote in tela bronzo e interni rossi che richiamano il colore delle pinze freno. Proprio la capote in tela, realizzata in materiale fonoassorbente sulla Roma,  non si vedeva su una Ferrari a motore anteriore dalla Daytona GTS/4.




Gli interni sono ipertecnologici come sulla 296, ma in questo caso la disposizione degli elementi è simmetrica, a differenza della 296 dove tutta la strumentazione è rivolta verso il guidatore.




Il motore è un V8 turbo da 3.9 litri che lancia la Roma fino a 320 km/h coprendo lo 0-100 in soli 3 secondi, abbinato sempre al cambio DCT doppia frizione a 8 rapporti.



Parliamo di un motore turbo che si comporta come un aspirato; infatti la compattezza di elementi quali turbina, albero motore e collettori di scarico riducono al minimo le forze inerziali e tendono ad azzerare il turbolag. Ed anche il suono non sembra affatto quello di una macchina turbo.




Questa è la prima cosa che si nota alla guida già in modalità comfort. La Roma urla e spinge sempre e comunque in qualsiasi condizione. Dietro l'aspetto GT 2+2 si nasconde un animo racing forte, il motore passa dall'essere estremamente fluido ai bassi ad essere grintoso quando si ha il piede a tavoletta, con un'erogazione spaventosamente progressiva. L'orchestra sotto il cofano della Roma suona e non sbaglia nemmeno una nota, tirando fuori i migliori assoli nel passaggio da una marcia bassa a quella più alta mentre tira i calci nella schiena.




In curva è puntuale e precisa, con una tendenza al sovrasterzo facilmente controllabile; uscire da una curva ed affrontare il rettilineo successivo a tutto gas è un vero piacere. A differenza della 296 che è letteralmente incollata all'asfalto, la Roma non è troppo rigida e nelle curve ci si può divertire senza avere timore, anche se esiste un limite oltre cui diventa fondamentale darle del Lei. In questa granturismo ho trovato davvero DNA Ferrari in ogni millimetro, è una vettura che passa da essere piacevole compagna di viaggio a mostro da pista; è un'auto fruibile e godibile in ogni situazione, una di quelle da cui non vorresti scendere mai.




scritto da
Pierteodoro Mascia














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