Innocenti 186 GT: la Ferrari low cost

Agli albori degli anni ‘60 Ferrari aveva necessità e voglia di entrare nel mercato delle piccole sportive, realizzando vetture in collaborazione con altre case automobilistiche. Come sarà andata a finire?



Alla fine degli anni '50 Enzo Ferrari voleva ed aveva necessità di entrare nel mondo delle piccole sportive; infatti non poteva più limitarsi a vendere quelle poche auto di lusso che vendeva quai agli stessi soliti clienti se voleva continuare a muoversi nel costoso mondo delle corse. In più aveva notato che le Abarth e Fiat da corsa che vincevano nei rally, gare in salita e quant'altro avevano poi un notevole successo di vendite nelle relative versioni stradali, soprattutto dai giovani perché erano auto tutto pepe ma economiche.


A tale scopo, venne ideata in Ferrari una nuova vettura con motore 1000cc da quattro cilindri in linea e telaio derivato dalla 250 GTO; questo prototipo venne poi presentato dalla Bertone al Salone di Ginevra del 1961 con il nome di Bertone 1000. La nuova auto, secondo Enzo, non meritava di chiamarsi Ferrari; così decise di affidarne la produzione all'ingegnere chimico e amico Oronzio de Nora (l'inventore dell'amuchina), che fondò nel 1962 l'ASA (Autocostruzioni Società per Azioni) e mise in produzione la nuova ASA 1000 GT che venne soprannominata "la Ferrarina".


Oltre alla Ferrarina, anche Innocenti volle mettersi in gioco realizzando per Ferrari una piccola GT; fino ad allora Innocenti aveva costruito ponteggi, lambrette e piccole utilitarie su commissione (come nel caso della Morris Mini), e quindi era interessata ad addentrarsi nel mondo delle sportive.


Così, dopo i vari accordi, nacque dalla matita di Giorgietto Giugiaro (all'epoca dipendente alla Bertone) la nuova Innocenti 186 GT. Vennero realizzati due esemplari tra il 1963 e il 1964, uno con telaio tubolare come l'ASA ed uno più innovativo con scocca portante. 


Il motore era il tipico V12 3 litri Colombo utilizzato su tutte le Ferrari dell'epoca, però in questo caso era letteralmente tagliato a metà; ne derivava così un V6 1.8 litri da 156 CV.

Tutto era pronto per la messa in produzione, visto anche le linee di montaggio della Innocenti erano superiori a quelle della ASA. Ma vari fattori, tra cui la recessione del 1964 e la rete commerciale Innocenti ancora immatura per far debuttare questo tipo di vettura, fecero sfumare il tutto; in più Ferrari aveva trovato l'accordo con Fiat per la produzione delle nuove Dino con motore V6 Fiat, che gli dava tutte le sicurezze economiche e produttive del mondo.

Oggi la 186 GT numero due (il primo esemplare fu rottamato) si trova presso la collezione del Museo Ferrari, e resta un altro dei più grandi "e se" dell'automobilismo.


scritto da
Pierteodoro Mascia


Commenti