La scorsa domenica abbiamo partecipato all’evento di Scuderia Belle Epoque “incontro con Gabriele Pagliarini”, storico tecnico Ferrari F1, Minardi, Prost F1 e Maserati Corse, nonché capo macchina di piloti come Prost, Mansell e Alboreto.
Per chi non sapesse cosa sia Scuderia Belle Epoque, lascio il link al sito https://scuderiabelleepoque.com/
“Paglia” che autografa i modellini delle auto che più ha amato nella sua carriera |
L’evento prevedeva: il pranzo a Toano presso ristorante Vecchia Tanaka, la visione del GP di Ungheria di F1 ed il racconto della vita di Gabriele arricchita dalle testimonianze di altri personaggi presenti all’evento tra i quali Pietro Corradini (storico meccanico Ferrari sport prototipi e Ferrari F1 ai tempi di Regazzoni, Lauda e Villeneuve), Monica Zanetti (lady F40, unica donna a prendere parte ai progetti Ferrari F40 e Maserati MC12) e Gabriele Pedrazzi (attualmente tecnico elettronico Lamborghini Squadra Corse ed ex elettronico Maserati MC12).
Sono intervenuti via streaming anche Mario Isola (motorsport director di Pirelli) dal circuito di Budapest e Renè Arnoux, che corse anche in Ferrari ai tempi di Gabriele e Corradini.
Una giornata fantastica in cui si è respirato davvero il mondo delle piste a 360 gradi, con testimonianze molto preziose; il tutto circondato da persone davvero genuine.
Qui sotto l’estratto delle domande poste ai protagonisti della giornata, dove troverete aneddoti e racconti davvero particolari ed interessanti.
GABRIELE PAGLIARINI
Dopo il triste GP di oggi la prima domanda è: la differenza tra la F1 di ieri e di adesso?
“Di sicuro ai miei tempi ci si divertiva di più, l’atmosfera era diversa. E poi le gare non sono più combattute come prima”
A tal proposito non possiamo non ricordare Gilles…
“Io penso che nessuno meccanico Ferrari non abbia amato un pilota così, tutto istinto e zero marketing, solo gas e benzina”
Cosa è cambiato invece in Ferrari?
“Noi eravamo una squadra, una vera squadra, ed il sorriso non ci mancava mai. In più la Ferrari ci appoggiava sempre. Avevamo sempre qualcosa da imparare, sia da quelli più vecchi che da quelli più giovani. Ricordo che i piloti ci tenevano davvero a conoscerci e a voler instaurare un rapporto di amicizia con noi”
La tua macchina del cuore?
“La Ferrari 640 (la F1-89); fu la prima F1 senza cambio manuale ma semi automatico. Quella del modellino qui presente ritrae la configurazione dei primi due esemplari, che non toccarono mai la pista in campionato. Questa vettura aveva dei problemi di flusso d’aria al motore e non prese mai parte ad una gara. Ricordo anche la 126 C2 del 1982 con cui perse la vita Gilles. Quella lì aveva 1000cv e cambiavamo almeno 8 motori ad ogni weekend di gran premio”
Ci sono stati anche momenti poco felici, parlando di risultati sportivi…
“Mi ricordo l’annata 1987, c’era all’epoca l’ingegnere austriaco Gustav Brunner. L’auto la disegnó lui e gli chiesi cosa ne pensasse. Mi disse “macchina morbida, va bene con morosa come divano; motore poco potente, organizzazione di cacca, ma colore rosso bellissimo””
Ma com’è iniziata la tua avventura nel mondo delle automobili?
“Avevo appena finito la terza media, ed avevo iniziato a lavorare nel caseificio di famiglia. Avevo sempre male alla schiena nonostante la giovane età, e mia madre alla sera a casa mi vedeva sempre curvato. Fu così che decise di fare domanda alla Ferrari per me; mi presero subito anche perché mio zio aveva lavorato alla Ferrari agli inizi e aveva fatto molto bene. Poi a Enzo Ferrari piacevano i giovani ragazzi da far crescere e da fargli fare esperienza”
Dopo la Ferrari invece?
“Andai in Minardi. Ricordo con piacere Giancarlo Minardi, un vero signore che non ci ha mai fatto mancare nulla. Poi nel 2001 andai in Prost F1, perché la monoposto aveva cambio e motore Ferrari e l’offerta di lavoro era economicamente più vantaggiosa. Alla fine, mentre la Prost stava fallendo, mi chiamò Todt dicendomi che Giorgio Ascanelli mi voleva al progetto Maserati MC12”
Ecco, parliamo del progetto MC12…
“È stata un’avventura bellissima! Io e Monica eravamo sempre dipendenti Ferrari anche se lavoravamo in Maserati. Siamo partiti in tre : io, Claudio Berro ed Ascanelli da un piccolo ufficio a Maranello. Grazie ad Ascanelli è nata una squadra capace e alla fine del progetto molti ci chiamavano per chiederci personale; queste persone sono in giro per il mondo del motorsport ancora oggi. La MC12 non era altro che una Enzo con motore modificato e telaio elaborato con la collaborazione di Dallara, su cui abbiamo lavorato 4 mesi. Oggi il team MC12 è stato traslato nel WEC con Ferrari, ed hanno vinto la 24 ore di Le Mans quest’anno”
PIETRO CORRADINI
Quante ne avete combinate tu e Paglia sulle piste del mondo?
“Di giorno o di notte? Se parliamo di giorno, tanti motori e tanti cambi”
Siete stati a tu per tu con piloti colossi dello sport…
“Con i piloti noi parlavamo in dialetto, e se volevano capire capivano. Mi ricordo che erano contenti di stare con noi, anche perché dovevano; ricordo di un pilota che mi aveva fatto uno sgarro e io gli ricordai che ero quello che gli stringeva i bulloni della ruota”
Perché ai box Ferrari nei primi anni ‘80 c’era Ayrton Senna?
“Nel 1979 Senna arriva a Milano per competere nel mondiale kart. Tino Gallone, che gestiva la pista di kart a San Paolo, mi disse “questo bambino va forte”. Io presi Senna e lo misi alla prova, dicendogli “sali in macchina!”. Lui mi guardò incredulo e dissi “se vai forte in macchina come sei lento ad entrarci faccio fatica a crederti”: è stata la prima volta di Senna su una macchina di F1. Quando correva in Formula 3, che faceva come oggi da contorno alle gare di F1, lo invitavo sempre ai box da noi. Tutti lo guardavano strano, ma io ripetevo che quel ragazzo timido sarebbe diventato campione del mondo”
Il pilota che ti è entrato più nel cuore?
“Ovviamente Gilles! Accelerava e dava soddisfazione nel vederlo. Che poi attenzione, tra lui e Pironi chi distrusse più telai fu il francese. Clay Regazzoni era il più simpatico, Michele Alboreto il più generoso; nel 1985 ci regalò una vacanza (famiglie incluse) alle Maldive come ringraziamento per aver lavorato duramente tutto l’anno, nonostante fossimo arrivati secondi”
La macchina invece?
“La Ferrari 312 B di F1 e la 312 PB del campionato sport prototipi del 1972 con cui abbiamo vinto tutte le 12 gare del campionato (10 ufficiali e 2 non valide a livello iridato), tranne la 24 ore di Le Mans a cui non partecipammo”
Un ricordo di Forghieri…
“Ho lavorato 18 anni con lui, e mi ha sempre detto “appena ho tempo ti ammazzo”. Mi ricordo una volta mo disse “sì hai ragione, però si fa come dico io. Poi ne riparliamo””
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